Nel corso dei decenni abbiamo visto nascere ed evolversi diverse modalità di progettazione che rispondono alle continue richieste di innovazione del mercato. Uno degli ultimi approcci di design vede la luce attorno agli anni 2000 in California dall’Università di Stanford. Questa nuovo modo di progettare si sviluppa dagli studi di design ma si è presto diffuso nei settori più disparati, grazie al suo carattere malleabile e plasmabile che unisce la tecnica alla creatività.

Il design thinking è un processo iterativo e non lineare utilizzato per comprendere gli utenti, sfidare le ipotesi, ridefinire i problemi e creare soluzioni innovative da prototipare e testare. Perché farlo proprio così? Per chi? Come realizzarlo concretamente? Sono tutte domande a cui questo processo tecnico-creativo cerca di dare risposte innovative e mai banali.

Il Design Thinking quindi ruota attorno a un profondo interesse per la comprensione delle persone per le quali stiamo progettando i prodotti o i servizi. Permette di mettersi in discussione continuamente e scavare a fondo nei diversi problemi che possono sorgere, interrogandosi sulle diverse ipotesi e sulle loro implicazioni. Le domande vengono riformulate ponendo il pubblico al centro per immaginare diverse alternative attraverso un processo di brainstorming. Non si tratta però di una creatività in senso artistico perché in questo caso è sempre orientata a migliorare prodotti, servizi e, almeno negli intenti, le nostre vite. Il pensiero laterale va di pari passo con la competenza scientifica e l’attento studio di processi e dell’esperienza utente attraverso l’implementazione di conoscenze tecniche volte a risolvere in senso pratico bisogni e desideri, coinvolgendo capacità di concretizzazione e la stessa utenza.

Ci sono molte varianti di questo processo in uso oggi, composte da tre fino a sette fasi. Tuttavia, le varie versioni poggiano su un approccio comune. Per semplicità osserviamo la suddivisione più classica e conosciuta, composta da 5 passaggi.

Ricercare e ascoltare le esigenze degli utenti

L’empatia è fondamentale per questo processo di progettazione perché consente di mettere da parte la propria visione sul mondo e ottenere una più ampia panoramica attraverso gli utenti le loro esigenze.

Indicare le esigenze e i problemi

Ad una fase di ascolto deve seguire una di analisi, mettendo su carta tutti i dati appresi. Quindi questo passo permette di analizzare le proprie osservazioni e le sintetizzarle per definire i problemi principali.

Sfidare la norma e ideare

Ora è il momento di generare idee. Il solido background di conoscenza delle prime due fasi permette di iniziare a “pensare fuori dagli schemi”, ricercando modi alternativi per visualizzare il problema e identificare soluzioni innovative alla dichiarazione del problema che hai creato. Il brainstorming è particolarmente utile qui.

Concretizzare le proprie idee

Questa è una fase sperimentale. L’obiettivo è identificare la migliore soluzione possibile per ogni problema riscontrato. Il team dovrebbe produrre alcune versioni ridotte e poco costose del prodotto (o funzionalità specifiche trovate all’interno del prodotto) per analizzare le idee che sono state generate. Ciò potrebbe comportare la prototipazione cartacea, una versione beta, un modello 3D o la realizzazione con materiali “poveri” o di recupero.

Provare le soluzioni

I valutatori testano rigorosamente i prototipi. Sebbene questa sia la fase finale, il pensiero progettuale è iterativo: i team utilizzano spesso i risultati per ridefinire uno o più ulteriori problemi. Quindi, puoi tornare alle fasi precedenti per effettuare ulteriori iterazioni, modifiche e perfezionamenti, per trovare o escludere soluzioni alternative.

L’ordine delle cinque fasi non è da seguire rigidamente e spesso è lo stesso workflow che porta al verificarsi di sovrapposizioni e ripetizioni di diversi passaggi. Si costituisce quindi come uno stile di progettazione che ritorna costantemente sui suoi passi per correggere o modificare totalmente alcuni suoi elementi. L’attenzione sull’utenza che questo modello implica lo porta ad essere un approccio che non termina con l’immissione sul mercato: la fase di rilascio costituisce solo la fine del primo ciclo di progettazione e apre ai feedback della massa, che possono essere motore di nuove trasformazioni.

Anche noi in INPUT implementiamo tali metodologie per offrire soluzioni innovative a problemi complessi, sviluppando progetti di marketing digitale (e non solo) che portino l’utente finale a vivere la miglior esperienza di acquisto.